Il tema che si vuole qui affrontare si ritiene particolarmente e terribilmente attuale, in quanto oggi l'attenzione può essere definita come una vera e propria moneta della mente nei confronti delle altre menti. È la risorsa scarsa che gli individui decidono o meno di mettere a disposizione.
Aumentare la collaborazione: gestire l'attenzione dei collaboratori
La scarsità è dovuta sia ad un aspetto biologico di energia consumata che di natura sociale/ambientale di energia distratta.
Mentre sulla quantità biologica è relativamente poco quello che è possibile fare se non mediante esercizi allenanti, sulla parte di energia distratta possiamo lavorare molto. Infatti molta parte della sottrazione di attenzione è dovuta alla mole gigantesca di dati che il cervello riceve in modo non voluto a causa delle dinamiche sociali ed economiche all'interno delle quali ognuno di noi è inserito: telefoni, insegne, pubblicità, radio, televisione, internet. Tutti sottrattori di attenzione, consumatori voraci di energia psichica.
A tutto questo oggi si aggiungono decine di rapide riunioni virtuali alle quali siamo chiamati a partecipare con elevata frequenza ma scarsa partecipazione attentiva. Un fenomeno di assenza mentale riscontrabile anche nelle attività in presenza a dire il vero, ma amplificato dalla virtualità che fa pensare a molti di avere una licenza superiore di distrazione, pensando di non essere visti. Una specie di effetto Dunning-Kruger dell'incontro da remoto.
L'attenzione deve essere quindi disciplinata e diretta verso qualche cosa di specifico e, soprattutto, investita in modo utile. L'importanza di questa risorsa ormai sempre più rara è così fondamentale da indurre lo psicologo William James ad indicarla come il "direttore dell'orchestra della mente."
Aumentare la collaborazione: i diversi tipi di attenzione
Ma di cosa si tratta esattamente? Una definizione lineare potrebbe essere quella di un flusso autoregolato di energia e di informazioni all'interno della persona. La psicologia individua quattro diversi tipi di attenzione:
- Selettiva
- Di controllo
- Sostenuta
- Vigilanza
Quella di cui si vuole parlare è quella selettiva, ovvero della capacità di concentrazione su un determinato oggetto di interesse elaborando una certa quantità di informazioni in modo privilegiato, allo scopo di arrivare ad determinato risultato o azione.
Si definisce selettiva proprio perché non vengono raccolte tutte le informazioni ma solo alcune tra queste, ossia quelle che vengono considerate soggettivamente utili/interessanti. Questa selezione è determinata dal fatto che il sistema cognitivo umano è limitato e condizionato da quelle che vengono definite come interferenze ambientali.
Questo meccanismo è quello che maggiormente interessa ai fini dello scambio all'interno e all'esterno di una organizzazione. È questo lo sforzo comunicativo da affrontare. Ciò che accade con buona frequenza è che si sviluppa sempre più come un flusso alternato, una sequenza continua, più o meno rapida, di momenti di attenzione e di disattenzione.
Il problema che deriva da tutto ciò, è che limitando l'attenzione, o se si preferisce alternandola, si limita anche la capacità di ricevere, immagazzinare, trasformare e utilizzare adeguatamente le informazioni che si ricevono. Fenomeno altamente visibile quanto dannoso in modo particolare in tutti i mestieri che comportano l'ascolto profondo del proprio interlocutore, come commerciali, medici ecc.
Superfluo sottolinearne gli effetti negativi che ognuno ha certamente potuto verificare almeno una volta direttamente, stando dalla parte del cliente. Allo stesso modo però anche il cliente è distratto per cui tutti lottano per accaparrarsi la maggior "quantità" possibile di attenzione del potenziale cliente.
Aumentare la collaborazione: orientare l'attenzione dei collaboratori
Come orientare dunque l'attenzione? Come raccogliere la quantità necessaria per compiere una data attività? Impegnativo.
Impegnativo per fortuna non significa impossibile. Sono diverse le azioni che possono essere messe in atto. Il denominatore comune di ognuna di queste è la maggiore conoscenza possibile del gruppo di riferimento, in termini di stile di vita, di comportamento, di meccanismi decisionali ma soprattutto di stili cognitivi, ovvero di quelli che sono i meccanismo di processo delle informazioni.
Alcune persone infatti processano meglio per immagini, altri mediante gli scambi verbali, altre ancora con la prova diretta. Progettare la comunicazione aziendale e professionale diventa dunque un esercizio fondamentale per migliorare le probabilità di ottenere la maggiore quantità possibile di attenzione. Significa concretamente scegliere immagini, colori, claims, contenuti, eventi in modi e tempi efficaci e ben miscelati tra loro, non sulla base del gradimento personale, ma sulla base della conoscenza delle caratteristiche medie dei propri interlocutori.
Ma come posso raccogliere queste conoscenze? Anche in questo caso ci sono tante possibilità disponibili, grazie anche alla tecnologia che consente di "leggere" dati comportamentali importanti.
Tre cose sono particolarmente importanti a questo scopo:
- Sistematicità
- Continuità
- Professionalità
Sottolineo questi tre elementi in particolare in quanto per esperienza ho potuto rilevare che in molte realtà organizzate si ha un po' la tendenza a compiere attività "di pancia", sulla scia emotiva del momento, per poi abbandonarle. Altro fatto da considerare è che in tanti casi chi legge i dati lo fa senza avere adeguate competenze o strumenti, solo perché gli viene affidato il compito pur occupandosi di tutt'altro. Come si dice: “Chi vuol far l'altrui mestiere, fa la zuppa nel paniere.”
Claudio Casiraghi