Tutti comunicano. Anzi, secondo il primo assioma della comunicazione della scuola di Palo Alto in California, "non si può non comunicare."
Di quanto l'assioma sia reale, ne abbiamo ampia dimostrazione quotidianamente. Nei nostri corsi di formazione cerchiamo di chiarire il motivo per il quale non sia possibile non comunicare.
Questa consapevolezza dovrebbe portare ad una maggiore attenzione e ad una cura superiore del proprio modo di interagire con le altre persone. In modo particolare i professionisti commerciali, i manager e gli addetti ai rapporti con il pubblico, dovrebbero porre maggiore impegno nel considerare con cura l’efficacia della propria comunicazione, soprattutto nelle trattative.
Soprattutto potrebbero ottenere risultati migliori solo considerando con prudenza gli effetti dell’assioma citato. Ogni interazione è comunicazione, e ogni comunicazione produce degli effetti. Quante volte non ci siamo accorti degli effetti prodotti involontariamente? Quante volte non ci siamo spiegati la “rottura” di un contratto, di una trattativa o di un rapporto personale?
Con troppa superficialità e leggerezza, in molti casi, abbiamo licenziato la questione attribuendo la stranezza e la colpa alla controparte. Certamente possibile, ma in ogni caso poco utile.
Se è vero, come detto, che tutti comunicano e non si può evitare, è altrettanto vero ed evidente che non tutti lo fanno in modo adeguato agli obiettivi che vorrebbero raggiungere. In realtà comunicare in modo efficace è tutt'altro che semplice e intuitivo. Uno dei limiti professionali maggiormente riscontrabili oggi consiste proprio nella impreparazione individuale e collettiva verso la comunicazione.
Perché? potrebbe chiedersi qualcuno. Una possibile risposta è che probabilmente accade per il motivo di considerarla una abilità scontata perché innata. Comunicare è un fatto genetico, ma il linguaggio e le abilità sociali no.
È doveroso credo, un chiarimento ulteriore. Ogni essere vivente animato è immancabilmente attratto da altri esseri viventi per natura. In particolare gli umani sono attratti principalmente dagli altri umani. Fin qui tutto semplice e naturale.
Cosa succede allora? Accade che le reazioni agli stimoli forniti dagli altri esseri determinano reazioni e comportamenti diversi, che non sono sempre in linea con quelli attesi dall’altro.
Significa che si dico o faccio qualcosa non tutti mi capiscono? No; tutti capiscono, ma in modo diverso… Soggettivamente.
Allora il problema non sono io ma gli altri? No. Nessuno è il problema. Si tratta “solo” di meccanismi di elaborazione e di restituzione molto complessi, che determinano il risultato di uno scambio tra persone.
Complesso? Allora cosa faccio? Non posso fare il mio lavoro e studiare tutti questi meccanismi! Non abbiamo bisogno di comprendere tutti i meccanismi complessi che caratterizzano la comunicazione interpersonale, ma solo alcune chiavi in termini di efficacia da applicare quotidianamente.
Quando abbiamo imparato a camminare, non siamo stati costretti ad apprendere tutta la fisiologia del corpo umano e tutte le regole della fisica che regolano il moto. Man mano abbiamo imparato ad utilizzare alcuni accorgimenti con la consapevolezza che l’alternativa era cadere e farsi male.
La comunicazione dovrebbe seguire lo stesso percorso logico-pratico. La grande differenza consiste però nel fatto che non abbiamo sempre la stessa consapevolezza di “cadere”, anche se a volte ci facciamo male. Il punto è che, diversamente dal camminare, non comprendiamo i motivi della caduta ma soprattutto di essere caduti. Proprio così: facciamo danno senza rendercene conto. Formarsi sulla comunicazione significa proprio formare la propria consapevolezza e adottare le chiavi di soluzione necessarie.
Un punto di particolare attenzione può essere rappresentato dalla convinzione di dovere trasferire unicamente delle informazioni alla controparte quando si parla.
Ma allora cosa facciamo se non trasferiamo informazioni? Non trasferiamo solo informazioni. Infatti. oltre alle informazioni trasferiamo molto di più:
- significati
- stati d’animo
- emozioni
- valori
- ecc.
Tanti elementi nello stesso momento. Ciò che rende meno efficace la nostra comunicazione non è il contenuto ma l’inconsapevolezza dei significati e degli effetti prodotti sull’interlocutore.
Quello che qualifica la comunicazione, e quindi la sua efficacia, è proprio la consapevolezza e l'uso dell'intenzione che se viene limitata alla sola informazione rimane molto fine a se stessa e stereotipata, priva di quella caratteristica che qualifica le interazioni umane di tipo sociale. Un buon comunicatore non può dimenticare l'importanza dell'intenzione comunicativa e dei suoi effetti sull'interlocutore.