Fioriscono al giorno d'oggi i discorsi sull'etica eun po' a tutti i livelli e in tutti i settori d'impresa. Ritengo questo fermento molto utile alla diffusione dei concetti e dei filtri di analisi da applicare alle umane questioni. Vedo un solo rischio che mi genera forti perplessità: l'etica e la formazione etica poste al servizio dell'azienda.
L'etica come strumento per fini personali
Perché un rischio? La storia ci ha purtroppo insegnato in numerose occasioni che l'uomo dispone di una particolare abilità distorsiva nell'applicazione dei buoni concetti asservendoli in modo soggettivamente utilitaristico. In altre parole, facciamo ritornare sempre i nostri conti personali. Succede un po' dappertutto, ma in particolare in azienda, dove molti concetti scientifici o filosofici non vengono impiegati ma "piegati" a proprio piacimento in modo da ottenerne un ritorno privato.
Nascono così con estrema facilità delle mode di scuola, come ad esempio quella della PNL, dell'ecologia, dell'ambientalismo, della sostenibilità oppure delle varie tipologie di leadership, a seconda dei diversi momenti storici. Si cerca di applicare un elemento di assoluta novità che di volta in volta si propone di rappresentare il famoso "proiettile d'argento", la polvere magica che risolve tutto.
Tutto ciò anche quando i contenuti del nuovo filone di moda non sono completamente sviluppati o realmente adatti al sistema o alla situazione aziendale. Questo è ciò che accade molto spesso quando si pone un concetto al servizio di un sistema umano.
Il valore della formazione etica in azienda
Ed è proprio qui che nasce la perplessità rispetto all'uso dell'etica oggi. Il rischio evidente infatti, è quello di utilizzarla come una comoda e appariscente etichetta, esclusivamente per il fatto di essere utile al proprio risultato economico indipendentemente dal caratterizzare effettivamente l'operato dei singoli individui e dell'azienda nel suo complesso.
L'idea di fondo dovrebbe essere esattamente quella contraria, ovvero l'impresa al servizio dell'etica. A prima vista potrebbe essere strana come impostazione ma chiarendo meglio ciò che si può intendere per etica, la questione assumerà contorni diversi. L'etica, da Socrate in poi, ha rappresentato un filone filosofico orientato alla ricerca dei comportamenti individuali e collettivi utili alla realizzazione del bene comune. È in quest'ottica che l'impresa dovrebbe porsi al servizio dell'etica: essere un laboratorio continuo di ricerca e applicazione di comportamenti di valore. Solo così un'azienda potrebbe definirsi a pieno titolo etica.
L'etica in azienda come strumento per la crescita personale
Concretamente ciò significa sviluppare un ambiente di pensiero e di consuetudini orientate allo sviluppo dell'individuo prima ancora che della collettività stessa. L'azienda infatti è il prodotto dell'attività dei singoli e per ciò si caratterizza, non potendo prescindere pertanto dalla cultura lavorativa e responsabile di ogni singolo individuo.
Quando un rappresentante aziendale, qualunque sia il suo ruolo, arriva a contatto con un qualsiasi stakeholder aziendale, cliente fornitore o altro, sono i suoi comportamenti che vengono presi in considerazione di volta in volta e valutati nella loro espressione di valore. Significa di fatto che non è sufficiente per una realtà organizzata rappresentare se stessa come etica attraverso codici etici, report di sostenibilità o altre espressioni che di fatto risultato maggiormente estetiche che etiche.
Il meraviglioso "difetto" dell'etica consiste nel fatto che non si può solo raccontare, ma deve essere agita costantemente per potere diventare un reale tratto distintivo di persone e organizzazioni.
Oggi assistiamo sempre di più alla diffusione del moralismo, ovvero della pretesa di una certa morale, non meglio identificata e riconosciuta, di erigersi a giudice supremo di ogni aspetto della vita, non accettando ogni altra forma di spiegazione. Una continua attività di giudizio degli effetti senza preoccuparsi di esplorarne le vere cause. Ne nasce una semplicistica condanna morale nella quale prevale l'indignazione anziché la comprensione di un fenomeno.
Sappiamo con chiarezza dalla psicologia che vergogna e disgusto allontanano le parti in modo irrimediabile, senza comprensione della situazione. Tutto questo sta di fatto si trova in antitesi totale rispetto all'etica che, al contrario comporta la continua ricerca dell'avvicinamento tra le persone direttamente e indirettamente coinvolte. L'invettiva moralistica è inefficace per il cambiamento dei comportamenti e dello stile di vita, ai quali essa stessa continua ad appellarsi.
Recuperare il senso dell'etica in azienda
Il distacco della società dall'etica si è tradotta in una forma di violenza intellettuale e verbale, caratterizzata dall'allontanamento anche da ogni forma etica interazione tra le parti. Allontanamento che diventa violenza verbale, accettazione dell'ignoranza e della maleducazione che viene addirittura considerata con vanto, come un marchio di forte personalità anziché più correttamente come arroganza e presunzione.
Una orgogliosa esibizione di cattiveria a difesa dei propri interessi particolari, travestite da falsa umanità e solidarietà con il resto del genere umano. Una sequenza ormai quasi ininterrotta e desolante, nella quale non conta più la distinzione tra conoscenza e ignoranza, tra verità e menzogna. L'altruismo diventa indistinguibile dall'egoismo; sempre più difficile riconoscere le iniziative serie da quelle fasulle. La comunicazione perde il senso della propria misura e la parola e il gesto diventano armi da utilizzare con indifferenza e superficialità; tutto rappresenta una buona occasione per fare propaganda auto-riferita.
Il risultato è la diffusione del cinismo, dell'indifferenza e della violenza, all'interno di ogni forma di aggregazione sociale, dalla famiglia all'azienda. Le aziende subiscono la carenza di responsabilità e di orientamento alla creazione di valore condiviso, di bene collettivo a favore di tutti gli attori, interni ed esterni. L'effetto peggiore è il pensiero diffuso che tutto questo riguardi gli altri, nutrendo la convinzione di non esserne i protagonisti principali ogni giorno in ogni azione della nostra vita.
La possibilità di recuperare comportamenti e attività etica esiste purché lo si voglia davvero fare. Compete ad ognuno di noi quotidianamente.
Claudio Casiraghi